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50 anni fa. Dicembre 1969 – dicembre 2019

Le commemorazioni hanno sempre qualcosa di retorico, eppure ci aiutano a scandire il tempo passato e a non perdere la memoria storica. Un po’ come i compleanni, facciamo finta che non ci interessino ma poi li festeggiamo lo stesso. Nel dicembre 2019 si conteranno cinquant’anni esatti dalla strage di piazza Fontana e dall’assassinio dell’anarchico Giuseppe Pinelli. Una data che oggi, nell’anniversario, ricordano un po’ tutti: la famiglia Pinelli, gli anarchici, perfino quelle istituzioni che vorrebbero trasfigurare la “strage di Stato” in “ricorrenza di Stato”. Nelle Marche vi invitiamo a seguire le attività del coordinamento “Jesi per Pinelli” del quale fa parte, insieme a molte altre soggettività individuali e collettive, il Centro studi libertari Luigi Fabbri.

Dicembre 1969

Venerdì 12 dicembre 1969: una bomba collocata alla Banca nazionale dell’Agricoltura, in piazza Fontana a Milano, provoca 16 morti (poi saliranno a 17) e oltre cento feriti. Un’altra viene ritrovata inesplosa alla Banca commerciale di Milano, in piazza della Scala. Altre tre scoppiano a Roma, provocando alcuni feriti: una alla Banca nazionale del lavoro e due all’Altare della patria.

È l’inizio della “strategia della tensione”: una strategia che aveva lo scopo di creare in Italia uno stato di tensione e una paura diffusa nella popolazione. Individuare i colpevoli a sinistra faceva buon gioco per alimentare condizioni politiche e psicologiche tali da giustificare o addirittura auspicare svolte di tipo autoritario e, così, mettere fine all’ondata di lotte sociali del 1968-’69. La mente sono i servizi segreti, gli alti ufficiali dell’esercito, diversi esponenti delle forze politiche di governo, il braccio sono alcuni militanti di organizzazioni neofasciste. Seguiranno altre bombe, altri morti, altre stragi: Gioia Tauro (1970), il treno Italicus (1974), piazza della Loggia (1974), la stazione di Bologna (1980), con la minaccia sempre incombente di un colpo di Stato reazionario (piano Solo del 1964, tentato golpe Borghese del 1970).

In quel dicembre 1969, come da copione, polizia, giornali e opinione pubblica borghese identificano immediatamente i colpevoli negli anarchici. In molti vengono fermati, tra questi Giuseppe Pinelli, invitato a seguire sul suo motorino una volante per degli accertamenti in questura.

Il 15 dicembre viene arrestato l’anarchico Pietro Valpreda («la bestia che ci ha fatto piangere» per i giornali), innocente, resterà in carcere tre anni. Pinelli, dopo tre giorni di fermo, viene fatto precipitare dal quarto piano della questura di Milano, dalla finestra della stanza dove venivano condotti gli interrogatori, l’ufficio del commissario Luigi Calabresi. Il questore Marcella Guida, già fascistissimo direttore del confino di Ventotene, ora riciclatosi uomo d’ordine nell’Italia repubblicana “nata dalla Resistenza”, afferma che Pinelli si è suicidato perché colpevole dell’attentato.

Gli anarchici milanesi del Circolo Ponte della Ghisolfa, il circolo di Pinelli, nella conferenza stampa del 17 dicembre definiscono l’attentato “strage di Stato”; per il Corriere della sera si tratta di «farneticanti dichiarazioni degli anarchici». A Jesi gli anarchici Cesare Tittarelli e Duilio Rosini montano le trombe sopra la macchina e iniziano a girare per la città scandendo lo slogan che è ormai una verità storica: «Pinelli è stato assassinato. Valpreda è innocente. La strage è di Stato»

Epigrafe a Jesi, Piazza Indipendenza, atrio del Comune

Consigli di lettura

Amedeo Bertolo [et al.], Pinelli: la diciassettesima vittima, Pisa, BFS, 2006.

Luciano Lanza, Bombe e segreti. Piazza Fontana: una strage senza colpevoli, Milano, Elèuthera, 2009. [Clicca qui per il testo completo in pdf]

Licia Pinelli, Piero Scaramucci, Una storia quasi soltanto mia, Milano, Feltrinelli, 2010.

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