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Scorci di libertà (2019)

Immaginazione solidale per spezzare l’isolamento

Per chi desidera creare una società basata sul principio della libertà umana l’azione diretta è semplicemente la ribelle testardaggine di agire come se fossimo già liberi.
David Graeber

Momenti

Ogni epoca ha i suoi momenti chiave.
Momenti in cui non c’è posto per le opinioni differenti, in cui è la forza a decidere i cambiamenti destinati a durare.
Sono momenti in cui non si può aspettare.
Non si può stare a guardare la gente morire in mare, rinchiusa in galere amministrative o deportata a forza.
Non si può vedere la guerra ai poveri nei quartieri, nei campi, nelle “villette”.
Noi non stiamo a guardare l’evoluzione dello sfruttamento dell’uomo e della natura, né nei laboratori universitari né fuori, l’estrazione di valore in ogni luogo, in ogni essere vivente.
Non stiamo a guardare muri e confini che si alzano, militari, armamenti e guerre finanziate dai governi, la polizia che spara e mutila la folla.
Non stiamo a guardare lo sfratto da una casa di periferia, come non stiamo a guardare il disastro ecologico e la minaccia nucleare – civile, militare, che importa? – che incombono sul mondo.
Non si può aspettare, perché non fare è lasciar fare.

Perché queste cartoline?

Si tratta di un’iniziativa di solidarietà – promossa dalle riviste Malamente, Nunatak e NurKuntra – in sostegno di tredici anarchici e anarchiche arrestati perché amano (parecchio!) la libertà e per difendere quella di tutti/e noi che siamo fuori ma comunque prigionieri di un presente autoritario e becero che deve finire.

Ringraziamo Aladin, Marco Bailone, Emma Bignami, Blu, Samuele Canestrari, Ostile, Prenzy e Zerocalcare che hanno realizzato i disegni.

Invitiamo i nostri lettori e le nostre lettrici a fare un semplice gesto di solidarietà inviando una o più cartoline ai compagni e alle compagne in carcere per le operazioni denominate “Scintilla” e “Renata”, oppure a indirizzarle ad altri/e detenuti/e.

Facciamo sentire loro che non sono soli/e: mandiamo un abbraccio, un saluto, un incoraggiamento. In attesa di ritrovarli/e qua fuori al nostro fianco.

Riassunto delle puntate precedenti

Giovedì 7 febbraio viene sgomberato l’Asilo occupato a Torino e imbastita l’ennesima operazione repressiva, denominata “Scintilla”. Alcuni compagni e compagne si barricano sul tetto e resistono assediati per molte ore, mentre la polizia militarizza l’intero quartiere. L’accusa di associazione sovversiva partorisce sei ordinanze di custodia cautelare in carcere e un gran numero di denunce, colpendo compagni e compagne che da sempre si battono contro le prigioni per chi è senza documenti (prima CIE e CPT ora CPR), denunciando le complicità di chi collabora con quell’inferno senza fine che viene definito “accoglienza”.

Due giorni dopo migliaia di persone scendono in piazza contro gli arresti e per manifestare la propria solidarietà. Un po’ di parapiglia è il minimo che ci si possa aspettare: dodici vengono fermati (e poi rilasciati con foglio di via dalla città o obbligo di firma). I toni forcaioli a cui siamo da tempo abituati fanno un salto di qualità: al logoro ritornello “la pacchia è finita” del ministro dell’interno si uniscono le dichiarazioni del questore di Torino che considera “prigionieri” gli arrestati durante il corteo di solidarietà, mentre un insulso consigliere leghista invoca contro i manifestanti “un po’ di Diaz”, si augura cioè che siano picchiati a sangue, torturati e sequestrati dalla Stato come avvenuto nella famigerata scuola Diaz a Genova 2001.

Neanche due settimane più tardi, di nuovo, i campanelli che suonano all’alba. È l’operazione “Renata”, questa volta tra Trento e Rovereto, dove altri sette anarchici e anarchiche vengono arrestati, accusati di essersi dati troppo da fare nella lotta contro l’industria delle guerre e delle frontiere. La sfilza di reati contestati – anche stavolta viene evocata l’“associazione sovversiva con finalità di terrorismo” – prevedono pene decennali e reclusione preventiva in attesa di processo. Attesa che può durare lungo tempo e che ora molti stanno scontando, lontani dalle loro città, nelle spietate carceri ad alta sicurezza italiane.

ulteriori aggiornamenti e indirizzi di altri compagn* in carcere su https://roundrobin.info/